di Enrico Clementi
Nello sci alpino, l’efficacia del gesto tecnico e le molte variabili nel percorso di crescita convivono con una dimensione altamente selettiva: la competizione, l’identità agonistica e la pressione del risultato entrano in gioco presto, spesso già dalle categorie Children. In questo contesto, parlare di doping può apparire eccessivo, quasi inappropriato per l’età dei protagonisti. Eppure, i segnali che emergono dal mondo degli sport invernali giovanili indicano una realtà più complessa, che impone attenzione e strumenti di prevenzione adeguati.
L’immaginario collettivo tende ad associare il doping all’élite dello sport professionistico, ma il fenomeno ha da tempo attraversato i confini delle categorie senior. Uno dei casi più noti nel panorama giovanile invernale è quello di Eleonora Prigol, atleta italiana di fondo, risultata positiva all’EPO nel 2017 durante i Campionati Italiani Individuali Juniores [¹]. Un caso isolato, certo, ma emblematico: l’età dell’atleta (classe 1999), il contesto nazionale e la disciplina fanno riflettere sulla vulnerabilità anche delle fasce d’età intermedie.
Nel caso specifico dello sci alpino, le fonti ufficiali non documentano casi recenti di doping conclamato nelle categorie Under 18 a livello internazionale. Tuttavia, questo “vuoto” statistico non va confuso con una totale assenza di rischio. Il report annuale dell’Anti-Doping Program della FIS 2023–2024 evidenzia che i controlli antidoping vengono effettuati anche in competizioni giovanili, comprese le categorie Junior (U21/U18), in eventi come i FIS Junior World Championships [²]. Sebbene la maggior parte dei test sia concentrata su atleti senior o olimpici, la presenza – seppur marginale – dei controlli tra i più giovani rappresenta un segnale importante: la vigilanza è estesa a tutta la filiera agonistica.
Dal punto di vista normativo, il Regolamento Antidoping della FIS, aggiornato in conformità con il World Anti-Doping Code (WADA), è vincolante per tutti gli atleti tesserati, senza eccezione d’età [³]. Le stesse regole valgono per le federazioni nazionali, come la FISI, che a sua volta recepisce e applica le disposizioni internazionali attraverso controlli a sorpresa, formazione per gli atleti e obbligo di dichiarazione preventiva delle sostanze assunte anche per scopi terapeutici.
La FISI dedica una sezione del proprio sito istituzionale al tema antidoping, dove vengono raccolti i riferimenti normativi, gli aggiornamenti della lista delle sostanze proibite e i link diretti al sistema di esenzione terapeutica (TUE) e alla piattaforma educativa ALPHA di WADA [⁴]. In questo contesto, anche i giovani atleti e i loro tecnici sono chiamati a responsabilizzarsi, non solo attraverso il rispetto delle regole, ma anche mediante percorsi di alfabetizzazione etica e scientifica.
Uno strumento significativo in questo senso è l’Education Plan promosso dalla FIS in collaborazione con l’International Testing Agency (ITA): un piano formativo modulato per età e livelli, che mira a sviluppare consapevolezza sulle sostanze, ma anche sulla cultura dello sport pulito. L’implementazione di questi percorsi – spesso integrata con i raduni federali – rappresenta un tentativo concreto di intercettare i rischi non tanto nella trasgressione manifesta, quanto nella zona grigia dell’ignoranza o della disinformazione [⁵].
Per le categorie Children (U14–U16), pur in assenza di controlli sistematici e diffusi, la questione si fa ancora più delicata. Gli atleti di queste fasce sono in piena fase di sviluppo fisico, cognitivo ed emotivo. Il confine tra integrazione lecita e abuso può essere sottile, soprattutto in ambienti competitivi molto esigenti o in contesti tecnici poco strutturati. In questi casi, la prevenzione è prima di tutto una questione educativa: è nei club, nei gruppi sportivi scolastici, nelle prime convocazioni regionali e nazionali che si gioca la partita della cultura sportiva.
A oggi, la letteratura scientifica sul doping nello sci alpino giovanile resta limitata, ma la convergenza tra casi isolati, struttura normativa, strumenti di controllo e piani formativi suggerisce che il fenomeno non può essere ignorato. La sua eventuale invisibilità non equivale alla sua assenza. Anzi, potrebbe essere la spia di un rischio culturale più ampio, in cui l’idea di performance assoluta si insinua precocemente, prima ancora che l’identità sportiva dell’atleta sia pienamente formata.
Teniamo a precisare che il caso citato, quello della Prigol – ma anche altri meno noti che si potrebbero nominare in altre discipline sciistiche e in categorie superiori (Mashkin, Shiryayev, Christelle Guignard, Alain Baxter e altri) – non intende esporre l’atleta al fin troppo facile giudizio pubblico, ma semmai enfatizzare le corresponsabilità presenti in questi casi. D’interesse uno studio dell’Università di Trento (aprile 2023) che intende porre l’attenzione sull’uso di nuove sostanze psicoattive dentro e fuori dello sport, sottolineando la necessità di prevenzione e collaborazione multidisciplinare per affrontare questo fenomeno, titolato, in modo emblematico: Società dopante.
A livello più generale, il libro “Lo sport in pillole. Farmaci e doping nello sport non professionistico”, di Altopiedi e Scarscelli (FrancoAngeli, 2016₁) presenta i risultati di uno studio sociologico sull’uso di farmaci e integratori per migliorare le prestazioni sportive in atleti agonisti non professionisti. Sebbene non si concentri specificamente sugli sport invernali o sugli atleti Under 18, offre una panoramica sulle motivazioni e sui modelli di consumo di sostanze dopanti.
In conclusione, se lo sci alpino vuole davvero preservare la sua integrità, è nelle categorie giovanili – e in particolare nella costruzione di un ecosistema educativo coerente – che deve investire. Non solo nei controlli, ma nella formazione di atleti capaci di riconoscere il valore della fatica, del tempo, del limite, dell’insuccesso. Anche quando il cronometro spinge nella direzione opposta, e gli adulti sembrano tornare invariabilmente su schemi concettuali tanto evidenti (certamente lo sport agonistico è teso al risultato), quanto limitati e ristretti.
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Note e fonti
- Eleonora Prigol squalifica per EPO – Fondoitali, fonte NADO Italia: https://www.nadoitalia.it/it/
- FIS Anti-Doping Report 2023-2024 (PDF), scarica qui il report: https://assets.fis-ski.com/f/252177/x/f7826d21a8/23-24-anti-doping-report.pdf
- FIS Anti-Doping Rules – version 2021 (PDF) https://assets.fis-ski.com/f/252177/x/a9d8248220/fis_anti-doping_rules_2021_final.pdf
- FISI – Sezione Antidoping https://www.fisi.org/federazione/antidoping/
- ITA – Education Plan for FIS https://ita.sport/news/gaining-knowledge-to-compete-with-confidence-the-ita-building-and-implementing-clean-sport-education-plan-for-fis/
- UMIT Education-Program (partner dell’Agenzia Internazionale per i Test o ITA) https://www.umit-tirol.at//page.cfm?vpath=index&switchLocale=en_US V. anche il piano educativo per la FIS di ITA, in conformità con lo standard internazionale per l’educazione, dell’Agenzia mondiale antidoping (WADA) https://www.wada-ama.org/en/resources/the-code/2021-international-standard-for-education-ise