Lo sciatore “potente” 3: note critiche alla individualità

Sci alpino e fattori prestativi, dalla psicologia della prestazione all’educazione: il self empowerment #3

Lo sci alpino è uno sport individuale, ma che, almeno fino al professionismo, si allena in gruppo o in squadra.

Il gruppo, la squadra, in questo senso, possono fungere da supporto e volano all’atleta (team building positivo), oppure, a seconda dei casi, drenare risorse e generare dinamiche di solidarietà negativa.

Così, al posto della consueta distinzione tra motivazione intrinseca ed estrinseca, alcuni autori propongono di distinguere tra motivazione autonoma, e motivazione controllata; quella cioè per cui gli elementi motivazionali intrinseci, sono in relazione con stimoli di natura ambientale.

Da qui l’importanza, in specie nelle categorie giovanili ma anche nel professionismo, di allenare la dialettica tra individualità e relazione, tra autonomia e controllo, tra spinta personale all’agire e cooperatività (cooperative learning).

È questo il focus dell’articolo, che vorrebbe invitare allenatori, dirigenti e altre figure di supporto agli staff, ad operare negli sci club, nelle squadre, nei gruppi di comitato, secondo una doppia centratura: una sul singolo, l’altra sul gruppo; con finalità e obiettivi corrispondenti, ma interrelati.

Paragrafi:

  • Quale “benessere” nello sci alpino? (benessere edonico vs. benessere eudaimonico)
  • La dialettica bisogno-desiderio
  • Autoefficacia e Modeling (o esperienza vicaria derivata dall’osservazione di modelli)
  • Potere personale e dimensione relazionale

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