Formale, non-formale e informale: tre ambienti dell’apprendimento
Le forme d’apprendimento in contesti non-formali e informali hanno assunto una sempre maggiore importanza nel dibattito europeo, in stretta connessione con la profonda trasformazione avvenuta nel modo di concepire l’educazione e con essa l’apprendimento.
Fino a un recente passato si pensava che educazione e apprendimento fossero prerogativa della giovane età e che riguardassero gli adulti solo in minima parte; limitati cioè alla formazione lavorativa al fine di migliorare la produttività.
Oggi si riconosce invece il fatto che l’apprendimento sia un processo che accompagna l’individuo lungo tutto l’arco della vita (lifelong learning), il quale può avvenire in qualsiasi luogo e con modalità diverse (lifewide learning).
È interessante notare come malgrado questi concetti fossero già presenti in un rapporto UNESCO del 1972, solo nella seconda metà degli anni ’90 furono ripresi, approfonditi e consolidati (UNESCO, 1996; Skolverket, 2000; EC, 2000).
Come descritto chiaramente nel Memorandum sull’educazione e la formazione permanente (EC, 2000) il lifelong learning, così come il lifewide learning, sono indispensabili per fronteggiare la continua e rapida evoluzione a cui è sottoposta la società odierna – definita appunto come “società della conoscenza”.
Proprio in virtù di questi continui cambiamenti ci si è resi conto che le conoscenze e le competenze apprese da bambini, o adolescenti, non sono valide per tutta la vita, ma richiedono di essere costantemente sviluppate (lifelong learning) e questo – come si diceva – può avvenire in qualsiasi contesto (lifewide learning).
Ecco dunque che all’interno di questa visione gli apprendimenti e l’educazione formale, non-formale e informale risultano, per l’intero arco della vita, complementari nella crescita dell’individuo.
Da queste premesse la rilevanza dell’apprendimento non-formale e informale.
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